Dopo i 60 anni 2 persone su 5 hanno una diminuzione della capacità uditiva legata all’età (presbiacusia ).

Il problema viene spesso sottovalutato, ma è associato frequentemente a un maggiore rischio di depressione, di cadute e di decadimento cognitivo . «Un grave deficit uditivo può di aumentare fino a cinque volte il rischio di sviluppare demenza — sottolinea Alessandro Martini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e organi di senso dell’Ospedale universitario di Padova — . Le cause di questo legame sono ancora poco chiare, ma è certo che l’identificazione precoce dell’ipoacusia e la riabilitazione uditiva possono fare la differenza».

Quali sono i sintomi-spia all’inizio?

«Il calo uditivo, in realtà, spesso inizia già in giovane età, con un decorso che varia da persona a persona e che si manifesta più chiaramente dai 50-60 anni. In genere la presbiacusia è progressiva: “soffrono” prima le frequenze acute, poi quelle medie e gravi, il che favorisce difficoltà nella comprensione della parola. È tipica l’espressione “sento, ma non capisco”: i suoni e i rumori vengono uditi, ma diminuisce la capacità di comprendere le parole. E così si chiede di parlare a voce più alta e più lentamente, soprattutto in presenza di un rumore di fondo, e si tende al alzare il volume di radio e televisione. Talvolta, a complicare le cose, intervengono anche fastidiosi ronzii nelle orecchie. Se si avvertono questi sintomi è bene andare da un otorinolaringoiatra o da un audiologo».

Come si può intervenire?

«Stabilita la presenza di un deficit uditivo legato all’invecchiamento, l’unica soluzione possibile è ricorrere a una protesi acustica. Purtroppo, in Italia questi ausili sono utilizzati poco e male: l’apparecchio acustico è ancora oggi considerato da molti uno stigma di vecchiaia. Tanto per dare un’idea della situazione: si stima che tra la scoperta dell’ipoacusia e il ricorso alla protesi trascorrano in media 10 anni, con un notevole ritardo rispetto a quanto accade nel resto d’Europa. Così come dopo i 50-60 anni si mettono gli occhiali se si diventa presbiti, non bisognerebbe vergognarsi di fare altrettanto con le protesi acustiche se l’udito diminuisce. Oltretutto, oggi esistono molte soluzioni tra cui scegliere, che permettono di assecondare le diverse esigenze funzionali ed estetiche».

Si può fare qualcosa sul piano della prevenzione?

«Visto che quello dell’udito è un senso molto delicato, tutto ciò che è in grado di proteggerlo può essere d’aiuto. Da qui, alcuni semplici suggerimenti, come proteggere l’orecchio da rumori forti, abbassare il volume quando si ascolta la musica in cuffia e soprattutto con gli auricolari, ridurre il consumo di fumo e alcolici, fare attenzione in caso di immersioni e sport acquatici (la pressione dell’acqua, se eccessiva, può danneggiare il timpano), nonché farsi controllare se si sospettano problemi uditivi».

Corriere della Sera 10 Ott. ’13

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