Poco meno di mezzo secolo fa, il 7 novembre 1964, L'Unione Sarda uscì con un forte titolo in prima pagina: “Realizzato dagli inglesi l'antibiotico del prof. Brotzu”. Da quello stesso giorno il “Cepharin” era in vendita nelle farmacie della Gran Bretagna, prodotto e distribuito dalla società Glaxo. Un motivo d'orgoglio per Cagliari e per l'Italia, considerato che il nuovo farmaco era definito «più efficace della penicillina» scoperta da Fleming nel 1932. Motivo di sconcertata delusione, allo stesso tempo, perché lo scienziato cagliaritano inventore delle cefalosporine - da cui venne poi ricavato il composto cepharin - restò nell'ombra, mentre Sir Alexander Fleming aveva conquistato il Nobel per la medicina. Senza contar che per decenni abbiamo esportato quell'antibiotico dal Regno Unito.

Farmacologo, biologo, igienista, nel 1943 Giuseppe Brotzu era rettore dell'ateneo quando fece il primo passo verso la scoperta maturata poi nel silenzio del laboratorio. Era un ricercatore poderoso. Giovanissimo laureato in medicina e chirurgia (1919), nel '23 aveva pubblicato uno studio sul tifo endemico che affliggeva Cagliari. Lungo quel filone di osservazioni andò avanti per dieci anni, fino a notare con sorpresa che le micidiali salmonelle (principale causa d'infezione) scomparivano rapidamente nelle acque fognarie urbane scaricate a Su Siccu. Intuì che quel fenomeno di autodepurazione del mare dovesse essere legato a una sorta di “lotta biologica” tra specie viventi. Rilevati da quel tratto di costa cittadina svariati campioni di muffe, avviò una lunga osservazione in coltura, assistito da un promettente allievo: Antonio Spanedda.

Fu nel luglio del '45, dopo lo studio di centinaia di colonie di germi, che Brotzu isolò un fungo chiamato chefalosporium acremonium. La scoperta: il liquido ricavato da quest'ultimo gruppo di cellule inibiva alcuni microrganismi, fra i quali la salmonella typhi. Si gettò a capofitto sui test pratici, con risposta positiva: aveva trovato l'origine di un inedito, insospettato e potente antibiotico capace di aggredire e sconfiggere famiglie di bacilli portatori di gravi malattie: tifo, paratifo, infezioni da salmonella, colera, peste, carbonchio, antrace, brucellosi, tossine antagoniste dei globuli rossi...Alle sostanze antibiotiche ricavate dal cephalosporium lo scienziato diede un nome: cefalosporine. Il primo estratto fu la cefalosporina C. Era il 1947. Ora occorreva andare avanti per isolare il principio attivo, identificare le molecole, preparare un farmaco e produrlo. Un'occasione storica per l'Italia appena uscita dalla guerra. Servivano ingenti risorse che l'Università cittadina non aveva e Brotzu si rivolse alla Regione, ai ministeri della Sanità e della Pubblica istruzione, al Cnr: nessuno rispose. Del “micete-Brotzu” si occupò invece la Sanità britannica, chiedendo allo scopritore chiarimenti scientifici. Cosa che egli fece, inviando una relazione con un'amara conclusione: «Si è voluto riferire quanto sopra nella speranza che altri istituti meglio dotati di mezzi possano giungere a un progresso maggiore nella selezione del micete, preparazione culturale dell'antibiotico ed estrazione di esso». E subito rispose l'Università di Oxford: una coltura del fungo gli fu richiesta da sir Howard Florey (ricercatore che aveva prodotto la penicillina scoperta da Fleming). Tra il 1951 e il '61 i biologi inglesi estrassero, purificarono e catalogarono differenti sostanze ad attività antibiotica, e la cefalosporina C divenne il capostipite di una nuova generazione di antibiotici molto importanti per forza antibatterica e bassa tossicità. Il brevetto fu venduto alla compagnia Glaxo, che produsse il farmaco, distribuito 49 anni fa e molto più tardi sostituito da derivati di altre cefalosporine e analoghe sostanze antibiotiche. Ancora quel farmaco è prodotto in India, a Mumbai.

 

BROTZU: GUIDÒ LA REGIONE, FU SINDACO DI CAGLIARI

Ex docente e rettore universitario, ha dato il nome all'ospedale più grande della Sardegna

Il professor Giuseppe Brotzu è stato inutilmente candidato al premio Nobel per la medicina: anche in questo caso l'Italia s'è desta troppo tardi. Nonostante la fama per una scoperta scientifica di straordinaria importanza, lo scienziato cagliaritano ha avuto poche soddisfazioni: la laurea honoris causa all'Università di Oxford nel 1971 e il diploma della National Research Development Corporation nel '72. Onorificenze anche dalla Glaxo, dal British Council e dall'Università di Milano (laurea ad honorem). Quando era ormai scomparso da otto anni gli è stato dedicato l'ospedale più grande della Sardegna: fu Emanuele Sanna, allora assessore regionale alla Sanità, a decidere l'apertura di quell'importante complesso e a stabilirne l'intitolazione respingendo le molte acide contrarietà di un ambiente che non amava lo scopritore delle cefalosporine.

Nato a Cagliari il 24 gennaio 1895, era destinato a fare il medico. Il nonno (di Nulvi) era medico condotto e suo padre era ufficiale sanitario nel capoluogo. Si laureò a 24 anni, divenne subito assistente universitario e poco più tardi direttore degli ambulatori antimalarici della città. Divenne igienista collaborando con il suo maestro Donato Ottolenghi, che seguì negli atenei di Siena (dove conobbe la giovane chimica Maria Castellani, poi divenuta sua moglie) e di Bologna. Cattedratico di Igiene a Modena, tornò nella sua città (1934) dove fu preside di Farmacia e poi di Medicina e chirurgia. Nel 1936 divenne rettore dell'Università e lo fu per otto anni (durante i quali istituì le facoltà di Ingegneria mineraria e di Magistero). Dopo la guerra fu commissario governativo nel Comitato alleato per l'igiene pubblica della Sardegna. Attivissimo nella lotta alla malaria, nel 1950 creò il Centro regionale antinsetti (importante presidio rimasto in piedi fino a pochi anni fa). È stato sovrintendente sanitario regionale.

Burbero ma signorile, taciturno ma di ironia sagace, Brotzu fu anche abile uomo politico fin dalla nascita della Regione autonoma della Sardegna (1948): subito eletto consigliere nella lista della Democrazia Cristiana, dal '49 assessore all'Igiene e sanità per sei anni e nel 1955 presidente della Giunta. Fra mille polemiche formò un monocolore Dc sostenuto da missini e monarchici e governò fino al '58. Due anni più tardi divenne sindaco di Cagliari, carica che lasciò nel 1967 quando cadde la sua quarta giunta comunale (di centro-sinistra, dopo le tre democristiane). Fra le più importanti iniziative di quei sette anni di governo cittadino vanno ricordati il varo del piano regolatore generale e l'avvio di una politica ambientale che si concretizzò, fra l'altro, con l'eliminazione della discarica di rifiuti di Giorgino, l'allargamento del sistema fognario, il divieto dl saccheggio della sabbia del Poetto.

Intanto continuò a frequentare l'istituto di Igiene fino agli ottant'anni. L'8 aprile 1976 morì in seguito a un ictus.

L’Unione Sarda 6 Nov. ’13

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