La diminuzione della percezione olfattiva è uno dei sintomi della malattia di Parkinson. Dunque l'analisi dell'olfatto è un possibile strumento per la prevenzione, il monitoraggio della progressione del morbo e per lo sviluppo di nuovi trattamenti. È uno degli importanti risultati a cui è pervenuto un gruppo di clinici e studiosi della ricerca di base dell'Università di Cagliari il cui lavoro è stato pubblicato su PlosOne, una importante rivista internazionale.

L'INSETTO DELLA FRUTTA A portare alla scoperta i gruppi di Francesco Marrosu, professore ordinario di Neurologia, e di Anna Maria Liscia, professore ordinario di Fisiologia, è stato un insetto, la Drosophila melanogaster , il cosiddetto moscerino della frutta. «Con il progetto sviluppato negli ultimi due anni grazie alla collaborazione di partner di ricerca internazionali - afferma Liscia -, abbiamo avuto modo di analizzare alcuni aspetti del Morbo di Parkinson in un efficace e semplice modello genetico in vivo qual è il comune moscerino della frutta, che presenta le complete caratteristiche dell'essere vivente. Il modello sperimentale così realizzato - continua - soddisfa alcuni dei più importanti criteri di diagnosi di tipo motorio e non motorio della malattia, come ad esempio la rigidità, il comportamento acinetico, la deficienza olfattoria».

«Da diversi studi clinici - spiega Marrosu - si è osservato che i pazienti parkinsoniani mostrano disturbi nella percezione olfattiva come sintomo precoce della malattia. Il nostro primo studio si è infatti concentrato sulle disfunzioni olfattive per il quale abbiamo utilizzato il mutante di Drosophila per il gene “Pink 1”, poiché le mutazioni del gene umano “Pink 1” sono tradizionalmente associate a forme familiari della malattia ad insorgenza precoce».

La ricerca ha dato modo di ottenere, per la prima volta, i risultati neurofisiologici e neuroanatomici sulla funzione olfattoria nei mutanti “Pink 1” di Drosophila . «Abbiamo osservato una riduzione della risposta olfattiva dei mutanti ad alcuni composti volatili sintetici e naturali - argomenta il neurologo - e si è visto che questa appare ridursi ulteriormente con il progredire dell'età. La causa della riduzione dell'olfatto è stata rilevata nello sviluppo di un processo neurodegenerativo. Dunque l'analisi dell'olfatto è un possibile strumento per la prevenzione, il monitoraggio della progressione della malattia del Parkinson e lo sviluppo di nuovi trattamenti».

LA REGIONE DISSE NO Il progetto è ambizioso anche se l'attività sulla Drosophila melanogaster è stata portata avanti dai ricercatori dell'Ateneo cagliaritano con costi estremamente ridotti: «Ci abbiamo creduto e oggi siamo lieti di presentare i primi riscontri - conclude Liscia - nonostante gli organi preposti ad esaminare i finanziamenti in sede regionale avessero ritenuto non finanziabile il progetto. Oltre a noi ordinari e ai ricercatori Mariella Setzu e Paolo Solla, il lavoro ha visto l'assiduo impegno di due giovani, Simone Poddighe, assegnista, e Francesca De Rose, dottoranda. Dobbiamo l'esito di questi primi dati ai nostri giovani e tutti i colleghi dei vari dipartimenti che hanno lavorato con passione per la riuscita dello studio».

L’Unione Sarda 19 Nov. ’13

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